giovedì 29 settembre 2011

Picco Petrolifero, allarmante intervista all' A.D. della Shell

settembre 2011 ]
Il 21 settembre, Ed Crooks, US industry and energy editor de Financial Times, ha intervistato l'amministratore delegato della Shell, Peter Voser, e l'articolo che ne è venuto fuori (Shell chief warns of era of energy volatility) sembra una bomba a frammentazione per l'industria petrolifera e per la politica energetica mondiali.

Voser ha detto: «La produzione dei campi esistenti declina del 5% all'anno, nella misura in cui le riserve si esauriscono, tanto che bisognerà che il mondo aggiunga l'equivalente di 4 Arabia saudita o di 10 Mari del Nord nei prossimi dieci anni, solo per mantenere l'offerta al suo attuale livello,anche prima di un qualunque aumento della domanda».

Si tratta di circa 40 milioni di barili di greggio al giorno da mettere in produzione, cioè quasi la metà dell'attuale produzione mondiale di petrolio. Shell naturalmente non dice dove si potrà trovare tutto questo greggio così rapidamente e Voser sul Finacial Times dice solo che ci vorranno tra i 6 e gli 8 anni per sviluppare tutti i nuovi più importanti progetti petroliferi e gasieri, ma alla fine ammette che «Stiamo andando verso una volatilità inevitabile (...) dei prezzi dell'energia in generale» e che «Vedremo molto probabilmente comparire delle difficoltà nell'equilibrio offerta-domanda e quindi un aumento dei prezzi dell'energia a lungo termine. Penso che dobbiamo fare qualcosa». Ma probabilmente ci vorrà più di "qualcosa" per rimpiazzare 4 Arabie saudite in 10 anni...

Nel 2010 l'Iternational energfy agenci (Iea) aveva detto che entro il 2020 sarebbe stato necessario sviluppare nuovi campi petroliferi e gasieri equivalenti "solo" a 2 Arabie saudite, ma solo per compensare il declino della produzione esistente, una sfida ritenuta irrealistica da molti specialisti: geologi, ingegneri, militari, business man. Ora la Shell ci dice che bisognerà trovare circa la metà dell'attuale produzione mondiale di idrocarburi per mantenere gli attuali livelli di produzione, mentre il mondo si avvia verso i 9 miliardi di abitanti.
Quindi, il Picco del petrolio appare non solo già raggiunto, ma drammaticamente superato, mentre le riserve petrolifere delle regioni di più vecchio sfruttamento declinano più rapidamente del previsto e le nuove risorse sono di difficile accesso ed a costi ambientali ed economici altissimi, come le nuove riserve nelle acque profonde del Brasile, il petrolio e gas da sciisti in Canada e negli Usa, le sabbie bituminose canadesi, gli idrocarburi dell'Artico o gli stessi agrocarburanti che pongono grossi problemi per i Paesi in via di sviluppo.

Le proposte avanzate da Peter Voser  sul Financial Times non tracciano certo un quadro ottimistico: la percentuale del declino annuale della produzione mondiale attuale prevista dalla Shell è  ben più pesante del 2% che prospettano le fonti istituzionali, ma il  5% in meno non è del tutto inverosimile, almeno per alcune aree: il greggio estratto in Europa, che essenzialmente proviene dal Mare del Nord, è in calo del 6% all'anno da 10 anni, un ritmo che nel 2021 dovrebbe portare la produzione di greggio a 33 -  36 milioni di barili al giorno, contro gli attuali 86  milioni di barili.
Dopo aver negato e ignorato per anni il picco del petrolio, ora sono proprio le multinazionali a lanciare l'allarme.

 Sul blog Oil Man di  Le Monde, Jean Laherrère, cofondatore dell'Association pour l'étude du pic pétrolier ed ex esperto della  Total, spiega che «Le grandi compagnie occidentali sono ormai in carenza cronica di riserve fresche di petrolio. Compresi i marchi americani, perché la produzione degli Stati Uniti, ex primo esportatore ed oggi primo importatore mondiale, decresce da più di 40 anni. Le potenze coloniali hanno proiettato molto lontano le loro forze per accedere al loro "fix" di greggio: inizialmente i britannici in Persia e in Iraq, poi gli americani in America latina ed Arabia saudita, la Francia, infine, in Africa Occidentale e del Nord. Ma da uno o due decenni, tutto questo si inceppa sempre di più. Anche il numero 1 americano, Exxon, nel corso degli ultimi anni non è riuscito a rimpiazzare che il 95% del petrolio che pompa un po' dappertutto nel mondo».
Laherrère spiega le diverse strategie delle multinazionali petrolifere: «Il nostro piccolo gigante, Total, ripete dal 2008 che siamo più o meno dentro una nassa, con un tono carezzevole e nell'indifferenza più o meno totale».

La Chevron ha addirittura  lanciato nel 2005 una campagna pubblicitaria sul picco petrolifero, con manifesti 4x3 negli aeroporti e pagine intere sul Wall Street Journal e il suo amministratore delegato ama dire: «Ci abbiamo messo 125 anni per sfruttare il primo trilione di barili di petrolio. Avremo consumato il successivo trilione di barili in 30 anni». 

Petrobas, nel febbraio 2010 avvertiva che le estrazioni mondiali di petrolio erano già in declino e che quindi bisognava assolutamente investire nelle costosissime e pericolosissime trivellazioni offshore in acque profonde.
E la Shell che chiede 4 nuove Arabie saudite in 10 anni? probabilmente vuole andarne a trivellare almeno una nell'Artico e per questo, anche dopo il disastro del Golfo del Messico, ha continuato a premere sul governo Usa perché dia il via libera alle trivellazioni offshore in Alaska, nelle ultime aree petrolifere inesplorate degli Usa. La Shell punta anche al "tight oil" del nord America, con guadagni ridotti e costi di sfruttamento enormi. Per questi in molti, sospettano che  l'annuncio dell'apocalisse petrolifera prossima ventura sulle colonne del Financial Times da parte di Voser nasconda il tentativo di un'ulteriore pressione sui Barack Obama perché dia le concessioni artiche alla Shell. Secondo Laherrère «La cifra avanzata dalla Shell del 5% di declino annuo della produzione esistente è inverosimile».

La Exxon, che ormai ha superato la Bp come più grande compagnia petrolifera del mondo, tace e cerca di farsi spazio nell'oceano artico russo, dove ci sono vaste aree ancora intatte e che il global warming sta liberando e dove gli scrupoli ambientali sono praticamente inesistenti. Come dice Laherrère «Fino ad ora,  i più fedeli clienti della Cia e e gli eredi del Kgb si intendono a meraviglia».
Mentre Vladimir Putin si appresta a ridiventare presidente della Russia, l'oligarchia energetica putiniana conta su un aumento delle gabelle sul greggio e licenzia il ministro delle finanze perché ha criticato le spese militari, destinate all'apparato che deve mantenere la segretezza sui dati delle riserve di idrocarburi della Russia (chi li rivela rischia 7 anni di prigione) e prepararsi a difendere il tesoro che emerge dall'Artico e le pretese territoriali del Kremlino. Comunque le multinazionali occidentali, a cominciare da Bp ed Exxon, non devono mettere in discussione la salda presa dell'oligarchia putiniana sul monopolio dell'energia. L'esempio dissuasivo è il destino toccato a chi ci ha provato: l'ex capo della Iukos, Mikhaïl Khodorkovski,

Ormai la nuova Arabia saudita è la Russia, diventata il primo produttore di petrolio nel 2010, ma le sue nuove riserve sono comunque sfruttabili con molta difficoltà senza l'arrivo nell'Artico di colossali investimenti e tecnologie di punta occidentali.
Venendo all'Arabia Saudita "vera", il re nell'estate di un anno fa aveva ordinato di interrompere tutte le esplorazioni petrolifere «Al fine che una parte di questa ricchezza sia preservata per i nostri figli e i nostri successori». Dopo i sauditi sono venuti a più miti consigli, ma Riyad ha confermato che le capacità di esportazione dell'Arabia saudita hanno forti possibilità di diminuire nei prossimi anni.

La Cina sul picco del petrolio ha addirittura istituito un gruppo di studio ufficiale e prevale il pessimismo.
 Fino al 2000, la Cina era quasi autosufficiente ed ancora oggi è un produttore di petrolio di primo piano, ma secondo il Dipartimento Usa dell'energia le sue estrazioni stanno rallentando, mentre la richiesta di greggio è raddoppiata.
A Parigi l'Iea  sta per pubblicare il suo nuovo rapporto annuale e le anticipazioni dicono che è abbastanza rassicurante. Laherrère commenta ironico :«Questo dopo aver aperto il vaso di Pandora ed aver gridato al lupo nel suo rapporto precedente. Curioso, molto curioso...».

Fonte  http://www.greenreport.it/

martedì 27 settembre 2011

India, grosse opportunita' per le imprese italiane delle rinnovabili

Nel comparto delle energie pulite il Governo indiano sta incoraggiando la partecipazione dei privati attraverso il modello di partnership pubblico-privata per attrarre investimenti ed expertise nel settore. Se ne sta parlando all'Indo-Italian Business Conference.

L'India apre alle rinnovabili italiane Energia, infrastrutture, tecnologie per la lavorazione di prodotti agroalimentari: sono questi i settori in cui i prodotti e il know-how italiani potrebbero conquistare il mercato indiano e su cui il governo di nuova Delhi sta concentrando gli investimenti. Il tema è al centro degli interventi della prima edizione della Indo-Italian Business Conference (IIBC), che si sta tenendo nelle città di Mumbai, Pune, Kolkata, Bangalore e Ahmedabad fino al 30 settembre.

Per quanto riguarda le energie rinnovabili, l’esecutivo indiano sta incoraggiando la partecipazione dei privati attraverso il modello di partnership pubblico-privata, per attrarre investimenti ed expertise nel settore. Per aumentare gli investimenti stranieri, il Governo ha inoltre "allentato" la normativa relativa agli investimenti diretti esteri in India, consentendo investimenti fino al 100% e varato un XI Piano Quinquennale del valore di 1,5 miliardi di euro per incrementare di 14.050 MW la capacità energetica indiana attraverso l'utilizzo di energia eolica, idro-elettrica, biomasse e solare. (a.b.)

Fonte www.zeroemission.eu

sabato 17 settembre 2011

IV C.E. Grandi Impianti- Quanti impianti sono entrati in esercizio entro il 31 agosto 2011 ?

IV C.E.-Grandi Impianti-Quanti impianti sono entrati in esercizio entro il 31 agosto 2011 ?
 
Il IV Conto Energia ha messo limiti annui agli incentivi di impianti fotovoltaici, nel biennio 2011-2012 i limiti sono solamente per i cosiddetti Grandi Impianti. Quelli che sono entrati in esercizio entro il 31 agosto 2011 hanno tutti diritto agli incentivi 2011 e sapere il loro numero e’ utile per capire come sara’ il 2012.

Infatti nel 2011 hanno diritto all’incentivo solo 1.200 MW, in caso di una potenza installata superiore,

la differenza tra il totale installato (quello entro il 31 agosto + quello del registro con 1.200 MW di potenza) e 1.200 MW ,incentivo programmato 2011, sara’ a sua volta detratta dai 720 MW che avranno diritto all’ incentivo nel secondo semestre 2012.

Essendo stati installati finora 2.500 MW con il IV C.E. e’ verosimile che i G.I. in esercizio entro il 31 agosto abbiano almeno qualche centinaia di MW, il secondo semestre 2012 rischia quindi di vedere incentivati pochi G.I o addirittura nessuno.

Hanno chiesto l’ iscrizione al registro dei grandi impianti 2011 5.000 impianti per una potenza totale di 6.000 MW. Tolte le domande irregolari e l’ installato 2011, rimarranno sicuramente un numero cospicuo di impianti che chiederanno l’incentivo del primo semestre 2012.

Il 2012 non sara’ dunque eccezionale dopo un 2011 ottimo con 5-6000 MW incentivati. Nel 2013 ci sara’ invece una attivita’ di nuovo notevolissima perche’ gli incentivi sono gia’ definiti per importo e questo favorisce il finanziamento dell’ impianto e la programmazione, inoltre una volta esaurita la quota prevista per l’anno gli altri impianti installati avranno diritto ugualmente all’ incentivo 2011, con la differenza che il loro importo sara’ detratto dalla quota di incentivi prevista per l’ anno successivo.
Quindi 2011 eccezionale e non di impasse come hanno detto le associazioni delle imprese, 2012 fiacco ,di nuovo 2013 rekord e nel 2014 saranno raggiunti i 23.000 Mw che era l’ obiettivo fissato per il 31 dicembre 2016.

Continua quindi la corsa italiana del fotovoltaico, ed e’ un buona cosa, bisogna pero’informare sui numeri in maniera precisa e non confondere le idee all’opinione pubblica nel tentativo di strappare qualche vantaggio economico per la propria categoria.

Associazione Internazionale Italia Africa

mercoledì 14 settembre 2011

Fotovoltaico, 23 GW arriveranno molto prima del 2016 e questo deve essere detto subito

Fotovoltaico, 23 Gw arriveranno molto prima del 2016 e questo deve essere detto subito.
 
Alla Fiera di Roma nell' ambito del "7th Mediterranean Event Dedicated to Renewable Energies" si e' svolta una conferenza nella quale esponenti delle associazioni delle imprese delle rinnovabili hanno discusso del passato, presente e futuro del fotovoltaico italiano con l' Ing. Silvestrini del Kyoto Club e il Prof. Beccarello del Sole24ore.
Nel titolo era compresa la frase "Dal boom 2010 all'impasse 2011" ma anche il Prof. Chiesa del Politecnico di Milano, che coordinava il dibattito, ha giudicato queste parole non completamente esatte visti i 4.000 MW installati,per ora, nel 2011.
 
Gianni Silvestrini, secondo me la persona che conosce meglio la rivoluzione energetica in corso in Italia, ha spiegato come lo sviluppo del FV italiano abbia sempre un ritmo molto alto e come sia necessario governare questo sviluppo perche', senza affrontare in modo adeguato i passaggi critici di questo percorso, possono nascere problemi tecnici, economici o normativi.
Il maggior problema tecnico da affrontare e' l' adeguamento della rete elettrica. L'energia elettrica intermittente prodotta dagli impianti fotovoltaici ,quando sara' di dimensioni piu' rilevanti, potra' essere immessa senza problemi solo in una rete "intelligente", in grado di gestire l'energia elettrica proveniente dalle diverse tecnologie.
Inoltre l'aumento impetuoso della quantita' di impianti installati e delle diverse componenti prodotte rende difficile la gestione delle imprese che nel giro di pochi mesi si trovano ad operare in scenari molto diversi per prezzi, concorrenza, normative ,volumi e non tutte riescono a sopravvivere.
 
I rappresentanti dell' Assosolare e del Gi-Fi,entrambe Associazioni di imprese fotovoltaiche, hanno sostenuto che gli alti numeri attuali delle installazioni sono il risultato della normativa passata mentre nel prossimo futuro ci sara' una contrazione a causa della nuova.
Io penso che dobbiamo aspettare e vedere cosa sucedera' nei prossimi mesi ed anni ,ma che, al ritmo degli ultimi 12 mesi, sarebbe stata installata in 3-4 anni una potenza capace di produrre, forse, il 20% dell' energia prodotta attualmente da tutte le fonti, 300 TW(h)-350 TW(h), e di conseguenza un rallentamento delle installazioni Fv e' inevitabile.
 
Anche il 3°conto energia,se non fosse stato annullato, avrebbe portato a fine 2013 ad una quantita' di impianti installati neanche immaginabile; cosi' come nessuno, neanche l'Assosolare o il Gi-fi, aveva previsto 7.000 Mw installati a fine 2010 e 10.700 Mw installati al 14 settembre 2011.
Per evitare problemi e confusioni e' necessario seguire il cammino del fotovoltaico del nostro paese passo dopo passo, senza minimizzare la velocita' impetuosa del suo sviluppo, magari per strappare condizioni piu' vantaggiose per le proprie imprese.
 
Dal 2013 al 31/12/2016 il 4° conto energia prevede una quantita' annua di incentivi limitata,
ma, una volta attribuiti gli incentivi previsti per l'anno in corso, altri impianti installati potranno ottenere ugualmente l'incentivo che sara' poi sottratto dalla quota assegnata nell'anno successivo.
E' prevedibile quindi che, come affermato da Silvestrini, l' obiettivo di 23.000 MW sara' raggiunto molto prima del 31 dicembre 2016 :questo non deve essere nascosto e reso noto all' opinione pubblica solo una volta avvenuto.
 
Per chiudere tre  domande a tutti i soggetti che si interessano a questo settore:
 
Quanto e' la potenza totale dei grandi impianti che sono entrati in esercizio con il 4°c.e. entro il 31 agosto 2011 ?
Quanto e' la potenza totale dei grandi impianti che si sono iscritti al registro per chiedere gli incentivi 2011 ?
Quanti di questi dovranno richiedere gli incentivi nel 2012,quando sono previsti altri incentivi per 1.490 MW, perche' non sono rientrati tra gli aventi diritto a quelli 2011 ?
 
Quando saranno noti questi tre dati sara' piu' chiaro, credo, quanto ho scritto in questo pezzo.
 
Marco
Associazione Internazionale Italia Africa
 
 

lunedì 12 settembre 2011

Agosto 2011, la produzione elettrica da impianti fotovoltaici raggiunge in Italia il 5,7% del totale prodotto.

Fotovoltaico, nuovo record di produzione: +455,3% ad agosto.
da http://www.zeroemission.eu/

Continua a crescere la produzione di energia elettrica dai moduli fotovoltaici installati lungo la Penisola: ad agosto ha fatto registrare un nuovo record mettendo a segno un +455,3% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, in linea con la performance di luglio.

La produzione da impianti fotovoltaici ad agosto ha fatto registrare un nuovo record mettendo a segno un +455,3% (1.355 GWh) rispetto allo stesso mese dell’anno scorso (244 GWh). E’ quanto emerge dai dati sui consumi di energia elettrica relativi al mese scorso diffusi da Terna, che registrano una crescita anche del geotermico (+10,5% con 442 GWh prodotti) a fronte però della flessione di idroelettrico (-1,5%, 4.114 GWh) ed eolico (-1,6%, 504 GWh).

Nel mese di agosto 2011 la richiesta di energia elettrica in Italia è stata pari a 26 miliardi di kWh, con un incremento del 4,5% rispetto allo stesso mese del 2010, il più alto dall’inizio anno. Ciò è dovuto in parte “all’effetto temperatura”, che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso è stata superiore in media di circa un grado centigrado. Depurata da questo effetto la variazione, sottolinea Terna, è comunque del + 3,6%. La produzione nazionale netta, pari invece a 23,5 miliardi di kWh (equivalente al 90% della richiesta),  è cresciuta del 5,6% rispetto ad agosto 2010, grazie in parte anche al contributo delle fonti di energia rinnovabili e in particolare al fotovoltaico. (f.n.)