mercoledì 28 dicembre 2011

A Dhaubadi,in Nepal, il primo villaggio a energia rinnovabile dell'Asia

L’impianto ibrido solare-eolico che ha permesso al villaggio di Dhaubadi, in Nepal, di diventare il primo villaggio "rinnovabile" dell'Asia, consiste in due gruppi di turbine eoliche da 5 kW accompagnato da pannelli fotovoltaici in grado di generare 43,6 kWh di energia elettrica al giorno, che,  secondo l'Asian Development Bank (ADB),  può dare energia a 46 famiglie del villaggio. L'installazione di questo impianto ultramoderno consentirà alle donne di cucinare e pulire, ai figli di studiare o giocare dopo il tramonto e agli abitanti del villaggio in generale di vedere la televisione, caricare i loro cellulari, usare il computer e leggere di notte con l'aiuto del sistema integrato di alimentazione eolico-solare.

“Servizi energetici affidabili ed efficienti sostengono l'espansione delle opportunità economiche e occupazionali, come anche continui progressi nello sviluppo sociale e miglioramenti nel tenore di vita.” ha osservato Hafeez Rahman, direttore generale per lo sviluppo meridionale di ADB. Il sistema ibrido  eolico-solare è stato installato nell'ambito dell'assistenza tecnico regionale di ADB (RETA) per lo sviluppo efficace di sistemi di distribuzione di piccola potenza eolica in aree rurali asiatiche con il Centro di Promozione di energia alternativa del Ministero dell'Ambiente e l'agenzia di attuazione in Nepal. In considerazione della cronica carenza di energia del Nepal e le sue abbondanti risorse eoliche e solari, così come il forte impegno del governo verso un'economia a basse emissioni di carbonio, ADB ha scelto il Nepal per un investimento di circa 3,8 milioni di dollari, come paese pilota per la sua prima piccola iniziativa eolica aumentando l'accesso all'energia nelle aree rurali remote. (h.b.)

martedì 27 dicembre 2011

News dal picco petrolifero-Borsa: Petroplus perde oggi 37%

In questo momento di gravissima crisi finanziaria,che prelude ad un' aggravamento della crisi dell'economia reale, ci stiamo dimenticando del problema greggio. Questa notizia ci racconta la crisi di un operatore nella raffinazione, tra calo di domanda e prezzi altissimi,99$ il WTI, 109 $ il Brent.
marcopa

Petroplus: banche congelano credito "indispensabile", crollo in Borsa
Stop a linea da 1mld $. Gruppo non puo' piu' comprare greggio Ginevra,

27 dic - Petroplus, maggiore raffinatore petrolifero indipendente europeo, ha reso noto che una linea di credito di circa un miliardo di dollari - ritenuta "indispensabile" per poter operare - e' stata congelata dai propri creditori.
Pesante la reazione del titolo in Borsa, dove in tarda mattinata cedeva oltre il 37% a 2,16 franchi, in un mercato che stazionava vicino alla parita'. Il gruppo svizzero, che si trova in stato di crisi a causa della sovraccapacita' che esiste in Europa nel settore, non ha spiegato le ragioni del disaccordo con le banche e comunque ha annunciato "di avere l'intenzione di continuare a trattare con le banche per un rapido ripristino delle linee di credito" e che sta "valutando ulteriori opzioni strategiche per mantenere in attivita' la propria rete europea di raffinazione e distribuzione".
Intanto il suo direttore finanziario, Joseph Watson, ha annunciato che "attualmente non possiamo piu' acquistare petrolio, tenuto conto che ne acquistiamo giornalmente 500 mila barili al giorno". Man- 27-27-12-11 10:40:03
Fonte  http://www.corriere.it/

mercoledì 21 dicembre 2011

Intervista del quotidiano L'Avvisatore Marittimo a M.Palombo e E.Aligwo,presidente e vice dell'Associazione Italia Africa

L’AVVISATORE MARITTIMO
Giovedi’ 15 dicembre 2011   
Quotidiano indipendente di informazione marittime e di politica economica
SPECIALE AFRICA     
PARLANO MARCO PALOMBO, PRESIDENTE DELL’ ASSOCIAZIONE ITALIA-AFRICA EDWIN ALIGWO,VICEPRESIDENTE
Impariamo a credere nell’ Africa
Prospettive? In Algeria, Tunisia e Marocco la ripresa sara’ piu’ veloce

Far conoscere e favorire la diffusione delle energierinnovabili, in particolare quelle solari, nel continente africano, educare all’ uso delle risorse naturali del pianeta e promuovere una cultura di pacifica collaborazione tra le realta’ piu’ industrializzate e quelle in via di sviluppo. Sono questi i principali obiettivi dell’ Associazione Internazionale Italia Africa, creata a Roma il 30 novembre 2010 dall’ attuale presidente Marco Palombo e da Edwin Aligwo e attiva soprattutto in Africa con progetti  gia’ avviati in Senegal e Nigeria.

Dott. Palombo si poteva forse prevedere quanto e’ successo in Nord Africa in questi ultimi mesi ?
Direi di si, perche’ in molti casi, come quello libico, la situazione era arrivata al limite del collasso. E poi dall’ Italia ci siamo sempre fatti un’ idea sbagliata delle popolazioni che soprattutto negli ultimi anni, anche per l’ uso dei nuovi mezzi di comunicazione, hanno raggiunto nella media un buon livello culturale. La nostra colpa, quella dell’ Italia cosi’ come del resto dell’ Europa, e’ stata quella di non avere visto per tempo una situazione che era destinata ad esplodere. Oggi la fase piu’ critica si sta vivendo in Libia dove con la guerra e’ stato distrutto quasi tutto, quella migliore invece e’ forse in Marocco.

Quando potranno riprendere con regolarita’ gli scambi commerciali verso questi paesi ?
Questo e’ molto difficile dirlo non solo perche’ la situazione politica di questi territori e’ in continuo divenire ma anche perche’ ci sono circostanze differenti in tutto il Nord Africa. Indubbiamente ci sono stati e ci saranno grandissimi problemi soprattutto per le piccole e medie imprese che piu’ di altre avranno difficolta’ a riprendersi dalle perdite che hanno avuto in questi mesi di mancato lavoro. Per quanto riguarda la Libia, ad esempio, c’e’ un momento di grandissima difficolta’ perche’ tutto dovra’ essere ricostruito dopo che e’ stato distrutto dalla violenza dei bombardamenti. Diversa e’ invece la situazione in Algeria, Tunisia e Marocco dove si potra’ avere una ripresa piu’ veloce.

E i rapporti con l’ Italia ? D’ ora in avanti miglioreranno rispetto a prima ?
Le relazioni future non potranno che subire un netto miglioramento ma questo avverra’ solamente dopo un momento di comprensibile assestamento. Questi paesi hanno deciso di intraprendere una difficile strada verso regimi democratici che di certo non sortira’ un effetto immediato. Ci vorranno mesi, forse anni ma sicuramente la via intrapresa e’ quella giusta.
L’Italia ha sempre lavorato con i paesi nordafricani adesso e’ arrivato il momento di dialogare con il continente

Perche’ l’ Italia, rispetto ad altri, dovrebbe rappresentare un canale privilegiato nei rapporti con l’ Africa ?
Prima di tutto per la sua posizione geografica. E poi perche’ il nostro passato coloniale, per quanto non sia stata una parentesi edificante, ha avuto un periodo di vita molto limitato. Durante tutto il periodo della Prima Repubblica, l’ Italia ha sempre avuto un rapporto autonomo con tutto il mondo arabo e questo ha favorito l’ instaurarsi di ottimi rapporti. Adesso e’ arrivato il momento di fare molto di piu’ e non solo con tutto il Nord Africa ma con l’ intero continente. Si potrebbero aprire dei vantaggi enormi, da entrambe le parti, basta pensare alle risorse naturali che ci sono in questi territori e che non sempre vengono valorizzate. Mi riferisco anche alla zona subsahariana , un’ area estramamente povera ma con grandi potenzialita’ che non sono state mai sfruttate. A Brazzaville, in Congo, e’ stata costruita una nuova struttura portuale sul fiume per l’ esportazione d’ avorio e di caucciu’ , ci sono allo studio altri progetti e questo potrebbe rappresentare un primo incentivo verso una crescita economica. Non servono grandi investimenti  ma scelte intelligenti e mirate, basterebbe davvero poco.

Perche’ un operatore italiano dovrebbe decidere di investire in Africa e non altrove ?
La difficolta’ maggiore, guardando l’ intero continente, e’ sicuramente quella di entrare in contatto con una mentalita’ molto differente dalla nostra e spesso di avere a che fare con governi che soprattutto prima erano deboli e corrotti. Poi in molte aree c’e’ il problema dell’ energia elettrica, spesso discontinua e che non favorisce una corretta produzione industriale. Ma sono terre che hanno ricchezze enormi , abbondanza di materie prima, con una popolazione che cresce anno dopo anno e non vuole piu’ vivere in una condizione di poverta’ e arretratezza. La manodopera costa molto poco , ancora meno rispetto all’ est Europa. Solo in Africa ci sono queste possibilita’ di sviluppo, margini di miglioramento enorme che si possono solo immaginare.

L’Associazione Internazionale Italia Africa e’ nata da poco piu’ di un anno , attualmente di quali progetti vi state occupando ?
Per il momento in Italia siamo attivi nel Lazio, a Roma e presto lo saremo anche in Toscana con un nostro ufficio distaccato . il nostro primo obiettivo e’ quello di portare la cultura dell’ energia rinnovabile in Africa e proprio su questo argomento stiamo lavorando per aprire una scuola in Nigeria, dove formare tecnici ed esperti che possano poi restare e lavorare nel territorio.

lunedì 19 dicembre 2011

Africa-NextEnergy : un fondo per le energie rinnovabili in Africa

NextEnergy: nuovo fondo per lo sviluppo delle rinnovabili in Africa
19-12-2011
E’ la nuova iniziativa della merchant bank NextEnergy Capital: il fondo ha un obiettivo di raccolta 400 milioni di euro finalizzati allo sviluppo di progetti etici nelle energie rinnovabili, nel business ambientale e nelle tecnologie sostenibili nel Continente africano
Arriva ix:Africa, il nuovo fondo di private equity per lo sviluppo delle energie rinnovabili in Africa. E’ la nuova iniziativa lanciata da NextEnergy Capital, merchant bank europea specializzata nelle energie pulite e nel business ambientale: il fondo ha un obiettivo di raccolta 400 milioni di euro finalizzati allo sviluppo di progetti etici nelle energie rinnovabili, nel business ambientale e nelle tecnologie sostenibili nel Continente africano. L’obiettivo è coinvolgere investitori qualificati americani, europei e  sudafricani. "L’80% circa del fondo sarà utilizzato per la realizzazione d’impianti di generazione già autorizzati e di progetti infrastrutturali, mentre il restante 20% finanzierà lo sviluppo d’impianti in fase di autorizzazione e di tecnologie pulite in early-stage. - si legge in un comunicato - Una parte dei profitti del fondo, infine, andrà a sostegno di una Fondazione che ha lo scopo di diffondere l’approccio dell’impact investment (l'innovativa strategia per coniugare ritorni finanziari e impatti sociali e ambientali sulle comunità locali, su cui è basato il fondo ix:Africa, ndr) ad altre iniziative sociali in altri settori, quali alimentare, housing e sanitario".

Parallelamente alla raccolta di capitale, NextEnergy Capital ha dotato ix:Africa di capitale di avviamento per realizzare i primi progetti, tra cui un  progetto-pilota (per la dimostrazione dei ritorni e degli impatti positivi generati) in collaborazione con la Banca per lo Sviluppo Sudafricana, per la realizzazione di un impianto fotovoltaico da 6,5 MW in Sudafrica. L’installazione pilota di ix:Africa sarà realizzato nella regione di Waterberg, 300 chilometri a nord di Johannesburg. L¹impianto, del valore complessivo di 18 milioni di euro, creerà 355 nuovi posti di lavoro in fase di costruzione, altri 125 posti per la produzione dei moduli fotovoltaici nel paese e 85 posti nel lungo termine (25 anni) nella regione. ix:Africa ha inoltre acquisito una quota pari al 20% di AfriTrak, società detentrice di un brevetto per un sistema di installazione di inseguitori per il fotovoltaico che sarà utilizzato nella costruzione dell’impianto nella regione di Waterberg. AfriTrak prevede di installare impianti fotovoltaici per 360 MW di potenza nel sud dell’Africa nei prossimi 5 anni, creando 5.000 nuovi posti di lavoro nel lungo periodo.(f.n.)