[ 9 novembre 2011 ]
Federico Gasperini
E' stato pubblicato oggi il World Energy Outlook 2011, il rapporto annuale dell'Agenzia internazionale dell'energia (Iea), dove si evidenzia l'impatto sempre crescente dei combustibili fossili sull'ambiente e l'effetto negativo sulle economie dei loro prezzi elevati.La domanda globale di energia, è riportato nel rapporto, crescerà del 36% da qui al 2035, trainata dalle economie emergenti e in particolare dalla Cina. Sempre entro il 2035 l'uso del carbone, che nell'ultima decade ha risposto a quasi la metà della crescita di domanda energetica, aumenterà del 65%. Per l'Iea la soluzione è sempre la stessa: i governi devono puntare sul mix costituito da energia nucleare e rinnovabili.
«I governi devono introdurre misure più incisive per guidare gli investimenti in tecnologie efficienti e a basso tenore di carbonio- ha dichiarato Maria van der Hoeven, direttore esecutivo dell'Iea- L'incidente nucleare di Fukushima, i disordini in alcune parti del Medio Oriente e in Africa del Nord e la netta ripresa della domanda energetica nel 2010, che ha spinto le emissioni di CO2 a un livello record, evidenziano l'urgenza e la portata della sfida».
Per Fatih Birol, responsabile economico dell'Iea, ritardare gli interventi, «è una falsa economia: per ogni dollaro non investito nel settore energetico prima del 2020, sarà necessaria una spesa addizionale di 4,30 dollari per compensare l'aumento delle emissioni». Anche il Wwf parte dalla stessa analisi sugli impatti ambientali delle fonti fossili ma secondo l'associazione ambientalista il rapporto non spiega con la necessaria forza come l'efficienza energetica e l'energia innovabile siano la via d'uscita globale da questi problemi.
«Le energie rinnovabili rappresentano il futuro, oltre che la chiave per una vera sicurezza energetica e climatica - ha ribadito Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima ed Energia del Wwf Italia - Secondo l'Agenzia internazionale per l'energia, entro il 2035 circa metà della nuova capacità energetica globale proverrà dalle energie rinnovabili. Ma non è certo un obiettivo ambizioso, potremmo raggiungerlo semplicemente continuando con il trend attuale. Secondo il recente Energy Report del Wwf, è infatti possibile arrivare al 100% di energie rinnovabili entro il 2050».
Per il Wwf, il World Energy Outlook sottovaluta in chiave prospettica le conseguenze sul prezzo del petrolio e sull'ambiente delle dinamiche socio-economiche globali: «Le economie emergenti produrranno tre miliardi di nuovi consumatori. Se questi usassero combustibili fossili ai ritmi in cui li utilizziamo oggi, i prezzi del petrolio, così come le emissioni di CO2, avrebbero un picco mai visto - ha continuato Midulla- L'Energy Outlook mostra anche che l'assoluta necessità di rimpiazzare il carbone, il combustibile a più alta emissione di carbonio, non può trasformarsi in una corsa verso il gas, combustibile a minor contenuto di carbonio: riconvertire la produzione di energia verso il gas, in assenza di altre misure per promuovere prioritariamente il risparmio energetico e le rinnovabili, potrebbe portare il mondo a un riscaldamento globale di oltre 3,5° C, decisamente troppo rispetto alla necessità, sancita anche a livello internazionale, di mantenere l'aumento della temperatura globale entro i 2°C rispetto all'era preindustriale».
Un altro aspetto contenuto nel World Energy Outlook è pienamente condiviso dal Wwf: fornire energia pulita, economica e sicura alle popolazioni più povere è sicuramente possibile. Costerebbe meno di 50 miliardi di dollari all'anno portare servizi energetici di base e fonti rinnovabili a circa 3 miliardi di persone che oggi, in tutto il mondo, ne sono prive (nei Paesi in via di sviluppo più di 1 miliardo di persone è privo di un accesso sicuro all'energia elettrica e più di 2,5 miliardi utilizzano carbone e biomasse inquinanti e inefficienti per cucinare e per riscaldarsi). In confronto, le importazioni di petrolio di Europa e Stati Uniti sommate insieme, costano 12 volte tanto. Inoltre, i sussidi ai combustibili fossili per i consumatori, attualmente pari a 400 miliardi di dollari, offrono pochi benefici alle popolazioni povere.
«L'Agenzia internazionale per l'Energia ha fortunatamente sfatato il mito che i sussidi ai combustibili fossili diano benefici alle popolazioni povere - ha ripreso l'esponente del Wwf Italia - Meno di un decimo di questi sussidi ha raggiunto il 20% dei poveri del Pianeta: in realtà, non pagano altro che i consumi energetici crescenti della classe media e peggiorano il problema dei cambiamenti climatici. Questi soldi dovrebbero invece essere usati per incentivare le rinnovabili e per portare energia pulita ed economica alle persone che davvero ne hanno bisogno, ovvero le popolazioni più povere» ha concluso Midulla.
Fonte http://www.greenreport.it/
Nessun commento:
Posta un commento